Corriere Romagna (ed. Ravenna-Imola) sabato, 28/06/25
CRISI DEL COMMERCIO SEMPRE MENO NEGOZI IN CENTRO IL COMUNE: «PRONTI AL CONFRONTO»
Il dato: crescono solo le attività di ristorazione e quelle del ricettivo L'assessore: «Possiamo studiare strategie di rilancio condivise»
La sofferenza della rete commerciale cittadina è forte e l'allarme lanciato da Confcommercio nel corso dell'assemblea dei soci è alto, tanto da spingere il presidente Mauro Mambelli a chiedere all'amministrazione comunale
interventi sulla fiscalità locale a partire dal sostegno alle giovani imprese che avviano nuove attività. «Ora più che mai è necessario tutelare le piccole attività che creano un valore aggiunto per la città, molte non riescono a sostenere l'aumento dei costi a fronte dell'aumento dei grandi spazi di vendita e al nodo degli affitti sempre altissimi.
Per favorire nuovi insediamenti chiediamo un sostegno e maggiori risorse per le start up con incentivi diretti oppure con lo strumento dei bandi per abbattere per i primi tre anni la tassazione». Mambelli di fronte a numeri allarmanti non dimentica la questione della raccolta dei rifiuti porta a porta e chiede correttivi per non creare aggravi sulle aziende, teme possibili rincari sull'occupazione di suolo pubblico e confida sull'apertura di un confronto con la nuova amministrazione per sostenere il settore a partire dai giovani senza dimenticare le botteghe storiche.
Il confronto A pochi giorni dall'insediamento, l'assessore che ha ereditato la delega al commercio e sviluppo economico, Fabio Sbaraglia offre piena disponibilità a discutere senza entrare nello specifico delle misure, ben sapendo che il fenomeno della desertificazione della rete commerciale ha dimensioni nazionali, ed è segnato dalle abitudini dei consumatori e dal commercio online dei grandi gruppi. «Attraverso un confronto con le categorie siamo pronti a impegnarci per valutare strategie condivise, anche sfruttando opportunità che nuovi strumenti come quello degli Hub Urbani promossi dalla Regione mettono a disposizione». E ancora: «Siamo convinti che la tenuta e la qualità della rete commerciale sul territorio rappresentano fattori importantissimi per la qualità della vita, la tenuta sociale, ma anche, specialmente sul centro storico, per la qualità e l'autenticità dell'esperienza turistica che la città può offrire ai visitatori. Più in generale crediamo che il centro storico possa e debba rilanciare la sua attrattività attraverso una molteplicità di funzioni, vocate certamente al commercio, alla cultura, e al turismo, ma anche ai servizi e a una dimensione di prossimità».
I numeri Se le imprese del commercio al dettaglio assieme ad alberghi, bar e ristoranti sono 2.127 e rispetto a 2 anni fa si sono volatilizzate 85 imprese che diventano 221 se si guarda il dato del 2019 secondo l'Ufficio studi di Confcommercio sono sempre meno i negozi di beni tradizionali come abbigliamento e calzature rispetto a cinque anni fa prima del Covid (da 384 a 340; -44 attività), mobili e ferramenta (da 137 a 119 18 attività), libri, giocattoli e articoli sportivi (da 123 a 90; - 33 attività), carburanti (da 30 a 23; - 7 attività). A preoccupare il calo dei negozi gestiti da imprenditori locali in favore di punti vendita gestiti da franchising. Per alberghi, bar e ristoranti: seppur in diminuzione (oggi sono 1.065, cinque anni erano 1.086), in centro storico aumentano di 9 unità mentre calano nel forese (meno 30 imprese). Nel dettaglio, è stabile il numero degli alberghi nel centro storico (25), in aumento B&B, case per vacanze, affittacamere. Crescono i ristoranti sia nel centro storico che nel forese (rispettivamente 257 e 322) mentre calano i bar passando da 158 di cinque anni fa agli attuali 145 mentre nel forese passano da 189 a 184.
Un fenomeno questo dovuto all'allargamento delle licenze per la piccola ristorazione.