Ora l’emergenza è la mancanza di personale
di Mauro Mambelli*
Mancano cuochi, camerieri, personale di sala in bar, ristoranti, alberghi e stabilimenti balneari. Ma c’è carenza di manodopera non solo nei nostri settori, ma anche nell’agricoltura e nell’edilizia. E’ un problema
trasversale che accomuna molti comparti economici alla ricerca di figure professionali da inserire negli ambiti lavorativi produttivi. Il grido d’allarme lanciato dal nostro socio Confcommercio Maurizio Buscherini, titolare del Kolibrì di Savarna, innanzitutto mi trova d’accordo, ma purtroppo non è l’unico a trovarsi in questa situazione. Sta diventando una vera emergenza alla quale dobbiamo far fronte e soprattutto ne dobbiamo uscire presto.
«Non si trova il personale»
Fino ad oggi la mancanza di personale ha riguardato principalmente le attività stagionali, la novità è che ora incide anche sulle strutture annuali. Ed è complicato cercare una spiegazione. Certamente con l’emergenza Covid, soprattutto il turismo e la ristorazione si sono dimostrati settori fragili, a causa delle continue chiusure, e in molti che prima lavoravano in questi ambiti sono stati messi nella condizione di sceglierne altri, anche meno remunerativi, ma considerati più affidabili. Anche il reddito di cittadinanza ha contribuito non poco a questa situazione in quanto disincentiva le persone a cercare lavoro, ma la questione è seria perché c’è stato un cambiamento culturale e generazionale profondo: molti di questi lavori non li vuole fare nessuno. Per molti imprenditori, il rischio quindi è quello di non garantire aperture e servizi adeguati senza personale, soprattutto in mancanza di figure qualificate. Oggi quello che ci serve sono ‘corsie preferenziali’, dallo sgravio della burocrazia alla semplificazione degli adempimenti: aver cancellato i ‘voucher lavoro’ con troppa leggerezza ha determinato enormi lacune nel settore turismo, si poteva altrimenti correggere certi difetti che c’erano, ridiscuterne e modularli in maniera diversa. Invece abbiamo buttato via uno strumento utile a causa di ‘pecore nere’ che ne approfittavano. Anche la formazione è importante, una formazione soprattutto veloce che possa dare la possibilità di formare personale in grado di inserirsi nel mondo del lavoro in tempi rapidi, costruendo percorsi e opportunità efficaci ed efficienti.Secondo uno studio di Fipe Confcommercio (la Federazione Italiana dei pubblici esercizi), reso noto nei giorni scorsi in Italia, mancano all’appello poco meno di 200 mila posti di lavoro nella ristorazione e soprattutto c’è una mancanza di personale qualificato senza precedenti.Credo allora che sia necessaria una seria riflessione sul tema che coinvolga in primis il governo nazionale e istituzioni locali, sindacati e datori di lavoro, per consentire al tessuto imprenditoriale di superare questa emergenza attraverso politiche attive sul lavoro.Mauro Mambelli, presidente Confcommercio provincia di Ravenna