Confcommercio e Confesercenti scrivono a Regione, Comuni e gestori servizio rifiuti:
fondi e riduzione delle tariffe per le aziende chiuse che non producono rifiuti
La diffusione del COVID-19, che dura ormai da più di un anno, sta colpendo duramente l’economia del Paese. Turismo, pubblici esercizi e commercio
rappresentano però i settori che hanno visto ridurre i propri ricavi in modo più consistente. A questo si è accompagnato un livello dei costi pressoché rimasto invariato, creando una situazione insostenibile per migliaia di imprese e lavoratori.
Uno dei balzelli più odiosi e incomprensibili è quello della TARI, la tassa sui rifiuti, che dovrebbe essere collegata in parte alla produzione reale di rifiuti da parte delle imprese. Quello che si sta verificando, invece, è che la quota calcolata sulla produzione di rifiuti è largamente inferiore ai costi fissi del servizio per cui, nei fatti, pur in presenza di imprese chiuse, le cifre chieste per il servizio rimangono inalterate e, in queste settimane, sono state recapitate alle aziende richieste di pagamento della prima rata della tassa su cifre praticamente uguali a quelle dello scorso anno.
Per questo motivo, Confcommercio e Confesercenti dell’Emilia-Romagna, hanno lanciato, sul territorio regionale, una vasta azione nei confronti della Regione, dei Comuni e dei soggetti gestori affinché prendano coscienza del problema e cerchino soluzioni adeguate per andare incontro alle esigenze di migliaia di imprese che rischiano la chiusura, soffocate dai costi e dalla mancanza di ricavi. In ogni provincia, le due associazioni presenteranno le loro richieste che consistono in un contributo straordinario per gli anni 2020 e 2021 per la riduzione del costo del servizio e la rimodulazione delle tariffe sulla base del rifiuto effettivamente prodotto.