CARLINO FORLI’

«Ravegnana, serve un nuovo tracciato» Confcommercio insiste: «Non basta raddrizzare qualche curva»

DIBATTITO SULLA STATALE 67 È CHIUSA DA OTTOBRE, DOVREBBERO RIAPRIRE TRA QUALCHE MESE. MA CI SONO DUE IDEE PER UN NUOVO PERCORSO TRA LE DUE CITTÀ

LA RAVEGNANA e i rifiuti. Sono questioni calde che chiamano in causa i territori di Forlì e Ravenna. Con un traffico di auto e mezzi (dal primo gennaio anche carichi di spazzatura) che mettono in rilievi la scarsità di collegamenti fra le due città. La Ravegnana è insufficiente a permettere una decente circolazione del traffico tra Forlì e Ravenna. Ma cosa fare? Ammodernare il vecchio tracciato o realizzarne uno nuovo? E in questa seconda ipotesi, per passare dove? Sono le domande che incalzano nelle ultime settimane, rese ancor più d’attualità dall’iniziativa promossa dalla Lega di far inserire una Ravegnana bis (da Pieveacquedotto all’uscita Standiana della E45, nel territorio comunale) nel piano dei trasporti della Regione Emilia-Romagna. Intanto la strada è sempre chiusa dal 25 ottobre 2018, quando il crollo della diga di San Bartolo provocò anche una vittima. Dalle ultime dichiarazioni dell’area Romagna Difesa del suolo, la riapertura è in calendario per i primi di settembre. Ma i disagi, per i pendolari, i numerosi mezzi commerciali e i vacanzieri, sono sempre molto alti, perché la viabilità alternativa è molto carente e non priva di pericoli.

di FABIO GAVELLI

 

Mauro Mambelli, bertinorese e presidente di Confcommercio Ravenna, ha visto che si riparla di una nuova Ravegnana? «Purtroppo leggo che si vuole mettere mano all’attuale tracciato. Alla fine si raddrizzerà qualche curva. Siamo sicuri che non siano soldi buttati via?». Come associazioni di categoria, insieme anche a Confcommercio Forlì, non siete favorevoli. Perché? «È un argine, non potrà mai diventare una superstrada. A meno di non fare 20 km di muro, fra il fiume e il nuovo tracciato. Ripeto: è una ipotesi fattibile?». Da parte forlivese si spinge per un collegamento, da costruire fra Forlì e la E45, nei pressi di Casemurate, dove i mezzi imboccherebbero la superstrada. La convince? «Per ora mi pare l’unica soluzione che abbia un senso. Purtroppo mi pare che il sindaco di Ravenna insista sull’ammodernamento del vecchio tracciato». Che intanto è bloccato dall’ottobre scorso, dopo il crollo del ponte di San Bartolo. E la riapertura non sarà a breve. «Tempi pazzeschi. Capisco tutto, le infiltrazioni sotto la strada e così via. Ma a maggior ragione investire sulla Ravegnana non è sensato, perché prima o poi verrà fuori qualche altra magagna». Lei abita a Bertinoro: che strada fa per andare in ufficio o nel suo ristorante a Ravenna? «Vado a prendere la E45 a Diegaro, esco a Casemurate e poi faccio alcune strade di campagna, che però non sono praticabili, per esempio, dai mezzi pensanti. Ma ci rendiamo conto di che tipo di scambio c’è fra i due capoluoghi? Ogni giorno tantissime persone, per mille ragioni, vanno da una città all’altra. Temo che molti sottovalutino tali volumi di traffico. E di conseguenza, gli enormi danni generati dal blocco sulla Ravegnana». Conclusione? «È indispensabile un’alternativa alla Ravegnana. Mi rendo conto che sia più difficile di una volta costruire delle infrastrutture, ma sarebbe importante. E penso si possa realizzare un tracciato a basso impatto, con pochi espropri da effettuare». Avete parlato anche di ferrovia: un sogno? «Sì, un sogno. Una ferrovia leggera e veloce, tipo metropolitana. In alcuni Paesi ci sono già. Magari».

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